Piviale del Vescovo Antonio Maria Curcio
Manifattura meridionale, seconda metà sec. XIX
Seta damascata
Questo parato è il più recente tra quelli esposti. Realizzato su stoffa di seta bianca damascata, presenta un decoro floreale costituito da racemi di edera intrecciati che racchiudono un elemento floreale.
Il motivo del damasco è molto semplificato, soprattutto se raffrontato a quello del piviale appartenuto a Mons. Parisio, e richiama il motivo dei parati realizzati nel secolo scorso.
Il piviale è appartenuto a Mons. Antonio Maria Curcio (1874-1898) come si evince dai due stemmi policromi ricamati alle estremità dello stolone rappresentanti un agnello seduto su un cuscino rosso e un sole; sotto l’emblema è la scritta “La tua destra mi accoglie”.
Mons. Antonio Maria Curcio (1874-1898) Successore di Mons. Giuseppe Teta (1859-1875), fu, dopo Tommasini e Coppola, il terzo grande Vescovo della Diocesi di Oppido. Nato a Pizzo il 3 gennaio 1827, all’età di 23 anni venne ordinato Sacerdote e divenne Vescovo il 27 dicembre 1874.
Arrivò a Oppido il 5 febbraio 1875, inaspettatamente, durante la celebrazione di una messa in suffragio dei morti del grande flagello.
Ligio ad effettuare le Ordinazioni sacerdotali e le Cresime nei tempi stabiliti, Mons. Curcio evangelizzò le popolazioni, portando la pace e allontanando gli scandali.
Insegnò i rudimenti della fede ai fanciulli e fece elemosine ai bisognosi. Fermo nei suoi propositi, fu particolarmente attento al clero, prendendo posizioni ferme e risolute nei confronti dei Sacerdoti che tenevano comportamenti poco consoni alla loro missione.
Come il Coppola, si adoperò per abbellire la Cattedrale e il Seminario: fece costruire il campanile (successivamente demolito nel 1928 per le gravi lesioni riportate a seguito del terremoto del 28 dicembre 1908), rifinì la Cappella del Santissimo con marmi, cancelli in ferro e bronzo e ornamenti dorati, decorò il tempio con pitture e tavole e lo impreziosì con l’acquisto di calici, lampade d’argento, candelabri in rame, un Crocifisso in bronzo ed una statua al naturale del Cristo morto.
Acquistò di tasca propria i locali necessari per la realizzazione di un Asilo infantile e s’interessò anche alle necessità dei paesi della circoscrizione. Morì nel palazzo vescovile il 15 luglio 1898.