Pianeta e Stola del Vescovo Giuseppe Maria Perrimezzi
Manifattura meridionale, 1714-1734
Raso di seta ricamato in argento
La pianeta e la stola fanno parte di una serie di vesti liturgiche utilizzate da Mons. Perrimezzi negli anni del suo episcopato oppidese.
L’appartenenza a tale Vescovo si evince dal blasone ricamato sul verso, in basso al centro, della pianeta. Un leone rampante di fronte ad un albero fiancheggiato da una stella, il tutto racchiuso in uno scudo sormontato da un sole raggiato, personalizzano il parato e permettono di datarlo. Il cappello prelatizio con i cordoni e le dodici nappe identificano la dignità vescovile di Mons. Perrimezzi.
La decorazione della pianeta, sia sul recto che sul tergo, è scandita da una ricca decorazione a ricamo in fili d’argento che, sul fondo violaceo del raso di seta, descrive motivi floreali ed elementi fogliacei raccordati a volute ed esili steli. Il tutto viene realizzato con punti e rilievi che esprimono un’esuberanza decorativa volta a creare un effetto generale più che una qualità intrinseca del ricamo.
I caratteri del ricamo sono quelli comuni ai lavori a ricamo siciliani e napoletani del sec. XVIII; il modulo figurativo induce a riferire il parato a un ambito più propriamente napoletano.
Mons. Giuseppe Maria Perrimezzi (1714-1734) Di origini calabresi, nacque a Paola il 17 dicembre 1670. Frate minimo, maestro di sacre dottrine, fu promosso al soglio vescovile nel 1706 e, prima di essere trasferito ad Oppido, fu Vescovo nella Diocesi di Ravello e Scala. Insediatosi ad Oppido nel 1714, egli volle conoscere a fondo la nuova circoscrizione e avviò le iniziative più svariate per scuotere la gente dal plurisecolare torpore.
Fece rispettare le regole comportamentali per stare in chiesa, per esempio pretendendo che gli uomini pregassero in ginocchio, che stessero a capo scoperto, che deponessero fuori lo schioppo.
Invitò a non passeggiare e a non chiacchierare dentro il luogo sacro e indusse gli ecclesiastici a vestire la talare e ad astenersi dal gioco dei dadi. Cercò di stimolare il dialogo culturale tramite la creazione di due Accademie.
Ampliò e abbellì l’Episcopio, dotò la Biblioteca di libri e fu attento alla necessità e alla formazione spirituale dei giovani seminaristi.
Adornò la Cattedrale con nuove suppellettili e oggetti preziosi; appose il suo stemma sui paramenti pontificali tra i quali andavano distinti il violaceo e il verde di serica stoffa fiorata in oro con elegante disegno, il rosso e il nero con borchie e galloni d’argento. Morì il 17 febbraio 1740 nella sua dimora romana.