Pianeta e Stola del Vescovo Francesco Maria Coppola
Manifattura calabrese, 1822-1851
Seta ricamata in oro e filo policromo
La pianeta presenta un ricamo floreale policromo e oro su fondo di seta bianco.
La passamaneria dei galloni, anch’essa in oro, si infittisce in prossimità del collo ed è impreziosita da un motivo geometrico romboiforme che incornicia piccole stelle azzurre.
Il modulo decorativo si sviluppa verticalmente con motivi floreali isolati, contrariamente agli altri esempi esposti nel Museo caratterizzati da una fitta decorazione, e ciò rende l’effetto complessivo del parato semplice e sobrio.
Nella parte bassa della banda centrale è ricamato l’emblema del Vescovo: uno stemma quadripartito rappresentante due leoni rampanti su un calice, un uccello poggiato su un bocciolo, e, negli altri due riquadri, due e tre fasce poste in diagonale. Una croce semplice sormonta lo scudo, mentre, inferiormente, sono due rami fogliacei.
L’emblema è sormontato dal cappello prelatizio con cordoni e nappe secondo la simbologia attestante la dignità vescovile.
La stola, coordinata alla pianeta, ripropone il motivo ornamentale floreale del parato; in prossimità delle terminazioni svasate e nella parte centrale sono ricamate tre croci. Entrambi i parati sono di colore bianco, evocazione della gioia pasquale, della luce, della vita; vengono utilizzati nel periodo pasquale e in quello natalizio, nelle feste del Signore, della Beata Vergine Maria, degli Angeli e dei Santi (non martiri).
Mons. Francesco Maria Coppola (1822-1851) Nato a Nicotera il 12 aprile 1773 da una nobile famiglia, fu nominato Vescovo della Diocesi di Termoli e subito dirottato ad Oppido.
Era il 1822, e il capoluogo diocesano era stato da poco riedificato in contrada Tuba dopo il disastroso terremoto del 5 febbraio 1783. Malgrado gli enormi sforzi di Mons. Tommasini, Oppido era ancora un centro urbano sprovvisto delle principali strutture e bisognoso di un nuovo volto. Mons. Coppola affrontò con energia e determinazione la situazione ed operò affinché il centro acquistasse nuova importanza.
L’opera più importante che egli realizzò fu la costruzione di una Cattedrale, maestosa ed imponente, che arricchì di tantissimi oggetti, grazie al contributo dei fedeli e degli ecclesiastici.
Ristrutturò il Seminario, che al tempo risultava umido e insalubre, e s’impegnò nella cura dell’istruzione e della formazione spirituale dei seminaristi. Favorì l’erezione di un Ospedale grazie al lascito del gentiluomo tropeano Antonio Mazzitelli, e fece costruire un primo tratto di strada rotabile tra Oppido e Tresilico. Morì l’11 dicembre 1851, quasi ottantenne, e venne inumato nel sepolcro che lui stesso fece costruire al centro del coro della Cattedrale di Oppido.
Considerato per la sua inflessibile severità il “Borromeo delle Calabrie” era decantato per la sua beneficenza, la carità cristiana, l’amore per il prossimo e la misericordia.