Armonium
Ditta Tubi Graziano, sec. XX
Legno intagliato e osso
L'armonium è considerato un “parente povero” dell’organo. Come l'organo, era utilizzato tipicamente in chiesa, per l'esecuzione di musica sacra, ma, grazie alle sue caratteristiche, si adoperava anche nelle abitazioni.
Brevettato nel XIX secolo, per più di centocinquanta anni trovò un largo impiego principalmente nelle piccole chiese, dove non esisteva un organo vero e proprio.
L’esemplare esposto al Museo è stato realizzato dalla ditta Tubi Graziano di Lecco, una delle prime fabbriche italiane ad aver costruito armonium a partire dalla seconda metà del 1800. Questo strumento sintetizza tutte le caratteristiche dei modelli base del tempo, a tastiera unica con coperchio di chiusura e due pedali; è di semplice fattura, senza elementi decorativi di rilievo, e offre un buono spunto per capirne il funzionamento.
La differenza sostanziale con l’organo riguarda gli elementi che producono il suono: infatti mentre nel primo il suono è prodotto dalla vibrazione dei tubi, l'armonium si fonda unicamente sul gioco delle ance libere, cioè di lingue metalliche attraverso cui passa un flusso d'aria forzato emesso da mantici azionati con pedali.
I vari suoni vengono ottenuti mediante una tastiera, ma, rispetto all’organo, il timbro e l’estensione dell’armonium sono molto meno ricchi e tra gli effetti meccanici è possibile eseguire il tremolo, la sordina e il crescendo.
Con l'avvento dell'organo liturgico elettronico gli armonium sono progressivamente scomparsi dalle chiese, oppure vi sono rimasti inutilizzati. Per tale motivo questo modello rappresenta un tassello importante per comporre la storia della musica liturgica degli ultimi secoli.