Arte ritornata
Il pulpito è stato realizzato a fine '700 per la ricostruita Cattedrale della nuova Oppido per volontà di Mons. A. Tommasini. Fece parte dell'arredo liturgico della chiesa dell'Abbazia, successivamente dismesso, rinacque nella chiesa di San Nicola a Messignadi, rimanendo qui in uso fino alla fine degli anni sessanta del passato secolo.
Abbandonato e ormai perso, per scelta del Parroco Don Francesco Defelice, a scopo di salvaguardia, venne consegnato all'esposizione permanente del Museo Diocesano Oppido-Palmi a Oppido Mamertina che ha provveduto al restauro affidandolo alla Restauratrice Rita Guarisco sotto l'alta sorveglianza della Dottoressa Cristina Schiavone della Soprintendenza. Oggi, alla presenza di Don Pasquale Galata' Vicario per il Clero e dell'ing. Paolo Martino, l'opera è ritornata al MuDOP e farà parte di un gruppo di opere restaurate e salvate che saranno esposte a maggio in una mostra sull'arte "ritornata"...alla bellezza ed al mondo.
Mons. Alessandro Tommasini (1791-1818), di origini reggine, è il primo Vescovo della nuova Oppido. Nato il 9 febbraio 1756, all’epoca della nomina a Vescovo era Segretario dell’Arcivescovo di Reggio Calabria Alberto Maria Capobianco.
Fece il suo ingresso nella nuova Oppido il 18 maggio 1791, dopo nove anni dalla distruzione del paese e in seguito al rifiuto di alcuni ecclesiastici precedentemente designati all’incarico.
La città, a quei tempi era un agglomerato di baracche, con strade fangose e piene di erbe, e il neo Vescovo si diede molto da fare per rimettere in sesto l’abitato e per edificare i luoghi di culto ove svolgere le funzioni religiose.
Il nuovo centro urbano ricevette un grande impulso, e, tra i primi interventi, sono da ricordare la riapertura del Seminario, un baraccone aggiustato per accogliere i giovani convittori, e la Cattedrale, anch’essa opera provvisoria.
Lo stesso Vescovo, nel 1795, risiedeva ancora in una capanna precaria ed era inabilitato ad esercitare le principali funzioni del suo ministero.
Il 1799 rappresentò per il Tommasini il periodo più intenso per la sua fervorosa attività.
Accolse favorevolmente le nuove idee rivoluzionarie provenienti dalla Francia e ciò provocò disappunto alla Corte dei Borboni che lo fece sequestrare il 28 settembre 1806. Condotto a Messina, il Vescovo fu costretto a risiedervi fino al 1815; intanto la Diocesi fu governata dal Vicario Tommaso Pistoni e dal Vescovo di Nicotera, Giuseppe Marra. Dopo circa un anno e mezzo dal suo ritorno a guidare la Diocesi oppidese, il Vescovo si vide proporre dal re Ferdinando l’Arcivescovado di Reggio. Il trasferimento alla nuova sede avvenne il 17 luglio 1817.
L’Arcivescovo si spense a Reggio il 26 settembre 1826.