Il Direttore del MUDOP chiamato al rito dello sfoglio del Codex Purpureus Rossanensis
In occasione del 70° anniversario della fondazione del Museo Diocesano e del Codex...
... il Direttore del Museo Diocesano di Oppido Palmi, è stato chiamato al rito dello sfoglio del Codex Purpureus Rossanensis.
Lo sfoglio si ripete tre volte all’anno come prescritto dagli Esperti dell’Istituto Centrale per il Restauro e la Conservazione del Patrimonio Archivistico e Librario di Roma (ICRCPAL) in occasione dell’ultimo restauro del 2015.
L’Arcidiocesi di Rossano-Cariati guidata da S.E. Mons. Maurizio Aloisi, l’Equipe dei beni Culturali ecclesiastici con Don Nando Ciliberti direttore, il Museo di Rossano con Don Pino Straface Direttore e la Dott.ssa Cecilia Perri Vice direttrice hanno fatto diventare questa necessità un evento affidando lo sfoglio a varie Personalità invitate di volta in volta.
Questa volta è toccato ai Musei Diocesani della Calabria rappresentati dai Direttori del Museo di San Marco Argentano, Don Vincenzo Ferraro; Cosenza, Don Salvatore Fuscaldo; Reggio Calabria, Dott.ssa Lucia Lojacono; Lamezia Terme, Dott. Francesco Paolo Emanuele.
Il Direttore del Museo diocesano di Oppido Palmi Ing. Paolo Martino e Direttore Ufficio Regionale bce della CEC e la Dottoressa Cecilia Perri Vice direttrice del Museo del Codex e responsabile regionale settore Musei CEC sono stati chiamati a sfogliare il prezioso evangeliario.
“Il Codex è uno dei più antichi evangeliari esistenti al Mondo, reso oltremodo prezioso ed unico grazie alle sue bellissime miniature, capolavoro dell’arte bizantina. Esso presenta i resti di un indipendente ciclo di miniature relative alla vita di Cristo, il più antico rimasto in un manoscritto greco.
È uno dei capolavori della letteratura evangelica,contenenti l’intero Vangelo di Matteo e quasi tutto quello di Marco. I fogli sono di pergamena accuratamente lavorata, tinta di colore purpureo, con discromie che, talvolta, si possono ritenere originarie ma, in più casi, dovute a fattori diversi, soprattutto l’umidità.
Il Codex Purpureus Rossanensis riveste uno straordinario interesse dal punto di vista biblico, religioso, artistico, paleografico, storico e documentario. Un documento simbolo di una regione, la Calabria, che ha mediato e tradotto in sintesi la civiltà greco-orientale e quella latino-occidentale.
Il Codice è stato realizzato in uno dei centri di attività scrittoria di matrice bizantina, riconosciuto dalla maggior parte degli studiosi in Antiochia di Siria. La datazione del Codice è circoscritta tra il V e il VI secolo dai maggiori storici dell’arte bizantina e dai paleografi.
Oggi il Codex è stato riconosciuto quale Patrimonio dell’Umanità e inserito nelle liste Unesco, nella Categoria “Memory of the Word”, il 9 Ottobre 2015” (n d r Dal sito del Museo).
“Un’emozione impressionante che scaturiva dalla morbidezza delle pagine, dalla certezza che quelle Parole di Vita e le miniature che parlano da sole sono state scritte solo qualche centinaio di anni dopo la venuta di Cristo. La sensazione? Un contatto quasi diretto con il mondo dei primi Testimoni, ed è stato un onore rappresentare la grande realtà dei dodici Musei Diocesani della Calabria che, guidati da valenti professionalità, rappresentano la più dinamica testimonianza, difesa e valorizzazione dei beni culturali cristiani della nostra Regione" ha dichiarato Paolo Martino nel suo intervento al successivo ed interessantissimo Convegno che ha visto relatori Mons Renzo, Aprelino, Perri e concluso dall’Arcivescovo Aloisi.